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Se rifiuto la variazione dell’orario lavorativo posso essere licenziato? Scopriamolo nel dettaglio

C’è il rischio di essere licenziati se si rifiuta la variazione dell’orario lavorativo proposta dal datore di lavoro? La legge parla chiaro.

Nel momento in cui si cerca un nuovo impiego sono tanti i fattori che possono essere presi in considerazione per capire se quel ruolo faccia al caso nostro. Certamente la mansione da svolgere non può che essere uno degli aspetti più importanti, ma lo sono altrettanto cercare di capire come si possa arrivare a destinazione ogni giorno (se serva utilizzare l’auto o vadano bene anche i mezzi pubblici) e l’orario lavorativo che può essere richiesto. Quest’ultimo elemento non può che essere altrettanto determinante, perché è necessario capire se possa essere congeniale con le proprie esigenze personali.

Variare l’orario lavorativo e rifiutare può portare al licenziamento? – Foto | Web 365 Srl – Ilquotidianofvg.it

Altrettanto utile potrebbe poi essere sapere che tipo di ambiente si andrà a trovare, ma i dubbi a riguardo possono essere risolti solo personalmente o, se possibile, ascoltando l’opinione di chi conosce quel posto. Non è detto però che quella situazione possa essere stabile per sempre, per questo si dovrebbe comprendere quale sia il margine di manovra di un dipendente.

Cambia l’orario lavorativo: il licenziamento è possibile?

L’orario lavorativo può essere uno dei fattori che può spingerci ad accettare o a rifiutare una proposta lavorativa, inutile negarlo. Alcuni, ad esempio, non sono disposti a lavorare nel weekend o di notte, ma ci sono delle professioni che inevitabilmente lo richiedono, per questo si può essere preparati già in partenza.

È importante ci sia sempre accordo tra il dipendente e il datore di lavoro – Foto | Canva – Ilquotidianofvg.iit

Ben diversa può essere la situazione quando sono le esigenze aziendali a cambiare, al punto tale da chiedere al dipendente di mutare il proprio orario lavorativo. Farlo per un periodo limitato può essere per alcuni consono, con la speranza che il datore di lavoro potrà aiutarci in futuro se dovessimo avere bisogno, diversa è invece la situazione se si tratta di una modifica definitiva o quasi. Un eventuale rifiuto può portare al licenziamento, che non è ovviamente che l’ipotesi peggiore?

La risposta generale a questa domanda è negativa, ma non è detto che sia sempre così. Ci possono essere casi in cui viene richiesto di passare da un rapporto part time o full time, magari perché si ha stima del lavoratore e si vorrebbe quindi contare maggiormente sul suo apporto. Questa richiesta può esserci, ma è necessario che ci sia un accordo tra le parti, che deve essere scritto, per far sì che venga eseguita. È possibile anche l’opposto, ovvero passare da full time a part time, secondo le stesse modalità, se si hanno esigenze familiari da conciliare

E se invece non volessimo rispondere in modo positivo alla richiesta dell’azienda? Chi teme questo possa portare a perdere il posto di lavoro può stare tranquillo, proprio perché quando si è deciso di accettare anche l’orario lavorativo rientrava nell’accordo sottoscritto. Non c’è quindi possibilità che la società decida in modo unilaterale.

Solo se la situazione economica dell’azienda dovesse essere mutata rispetto al momento dell’assunzione (crisi lavorativa, ad esempio), il licenziamento non può essere escluso, visto che non ci sono altre possibilità di impiego. 

Non ci sono invece limiti a ridurre l’orario lavorativo se si verificano alcune condizioni specifiche. Il riferimento è a questi casi:

  • richiesta del lavoratore con figlio convivente di età non superiore a 13 anni, o con disabilità grave;
  • patologie oncologiche, o cronico-degenerative ingravescente riguardanti il coniuge, i figli, o i genitori del lavoratore, ma anche se il lavoratore deve assistere personalmente una persona convivente con totale permanente inabilità lavorativa, in condizioni di gravità e che abbia necessità di assistenza continua;
  • lavoratore affetto da patologia oncologica o da gravi patologie cronico-degenerative ingravescenti.
Ilaria Macchi

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